petak, 21. lipnja 2013.
utorak, 18. lipnja 2013.
La voce
Il Castello di Momiano ha tanta voglia di rinascere
Si è conclusa con una visita alle rovine del Castello di Momiano la tre
giorni del Convegno internazionale tenutosi alla locale Comunità degli
Italiani e organizzato dall’Università Popolare Aperta di Buie.
“Sono stati tre giorni bellissimi, pieni di informazioni nuove, che ci serviranno per continuare un percorso di recupero del patrimonio storico di Momiano”, ha commentato così la direttrice dell’UPA, Lorella Limoncin Toth, spiegando che dopo due giorni di conferenze (venerdì e sabato), ieri mattina c’è stata l’occasione di visitare fisicamente i resti del castello, grazie all’accurato lavoro di messa in sicurezza dei sentieri e dei ponti da parte dell’azienda municipalizzata “Civitas Bullearum”.
Studiosi italiani, croati e sloveni si sono alternati al tavolo dei lavori, analizzando i temi più disparati.
Un viaggio nel XII secolo
“Sono stati tre giorni bellissimi, pieni di informazioni nuove, che ci serviranno per continuare un percorso di recupero del patrimonio storico di Momiano”, ha commentato così la direttrice dell’UPA, Lorella Limoncin Toth, spiegando che dopo due giorni di conferenze (venerdì e sabato), ieri mattina c’è stata l’occasione di visitare fisicamente i resti del castello, grazie all’accurato lavoro di messa in sicurezza dei sentieri e dei ponti da parte dell’azienda municipalizzata “Civitas Bullearum”.
Studiosi italiani, croati e sloveni si sono alternati al tavolo dei lavori, analizzando i temi più disparati.
Nel 1102 il villaggio di Momiliano, precedentemente castelliere
preistorico Castrum Mamillanum, passò alla chiesa di Aquileia. Pare che
il primo castello sia stato costruito attorno al 1230. Nel 1313, dopo
vari passaggi di proprietà, Momiano viene infeudata ai Raunicher, nobili
tedeschi della Carniola. Nei primi anni del ‘500 il territorio era
stato affidato alla città di Pirano. Il castello fu reso più abitabile,
poi i conti Rota costruirono nel paese (nel XVIII secolo) una casa
gentilizia, fregiata da una ruota e una testa di moro. Nel 1548 il
Castello fu acquistato da Simone Rota, di famiglia bergamasca e
residente con la famiglia a Pira- no, per 5555 ducati d’oro. Dopo il
definitivo possesso di Momiano, i Veneziani, nel 1591 istituirono una
scuola pubblica comunale. La Signoria di Momiano fu feudo di privata
giurisdizione. Nel XVI secolo, e precisamente nel 1589, iniziarono gli
insediamenti di gente slava nel contado. Dopo la pace di Madrid (1617),
il castello decadde d’importanza e lentamente andò in rovina. I Conti
Rota lasciarono il castello nel 1835, e da quel momento fu abbandonato
al suo destino. Oggi il sogno più grande dei momianesi e di vedere
l’inizio dei lavori di ristrutturazione.
Il Castello… tridimensionale
Per la Limoncin Toth il Convegno è stato un punto di partenza e non un
arrivo: “Sicuramente l’evento appena concluso ha lanciato le basi per
continuare con seri progetti di recupero del Castello di Momiano”.
Molto interessante la presentazione della ricostruzione tridimensionale del maniero, grazie ad Antonio Salvador dell’Istituto Italiano dei Castelli. Ha proposto una conferenza dal titolo “Iconografia storica, rilievo architettonico, documentazione fotografica, genius loci... per un tentativo di ricostruzione 3D del castello”.
Dell’Istria e del Momianese in epoca veneziana hanno parlato Bruno Crevato Selvaggi della Società Dalmata di Storia Patria di Roma, Slaven Bertoša dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola e Darko Darovec dell’Istituto di studi umanistici “Nova revija” di Lubiana.
Stimoli nuovi con esperti internazionali
Molto interessante la presentazione della ricostruzione tridimensionale del maniero, grazie ad Antonio Salvador dell’Istituto Italiano dei Castelli. Ha proposto una conferenza dal titolo “Iconografia storica, rilievo architettonico, documentazione fotografica, genius loci... per un tentativo di ricostruzione 3D del castello”.
Dell’Istria e del Momianese in epoca veneziana hanno parlato Bruno Crevato Selvaggi della Società Dalmata di Storia Patria di Roma, Slaven Bertoša dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola e Darko Darovec dell’Istituto di studi umanistici “Nova revija” di Lubiana.
Oltre a Momiano si è parlato anche della Comunità montenegrina di Peroi
alla fine del Settecento, con Mila Manzatto dell’Università Ca’ Foscari
di Venezia. Si sono invece occupati di arte e cultura del territorio
momianese Chiara Vigini Conti dell’IRCI di Trieste, David di Paoli
Paulovich della Società di studi storici e geografici di Pirano e Rino
Cigui del CRS di Rovigno. Vladimir Bedenko della Facoltà di architettura
di Zagabria, in particolare, ha trattato lo “Sviluppo storico e
architettonico del Castello di Momiano”. È intervenuto anche Ivan
Milotić della Facoltà di giurisprudenza dello stesso ateneo per
tracciare elementi di Diritto romano. Del Momianese in età moderna, tra
rapporti giurisdizionali e assetti istituzionali, hanno relazionato
Erasmo Castellani della Ca’ Foscari di Venezia, che si è collegato anche
ai rapporti con Pirano.
Della stessa università sono giunti anche Eliana Biasiolo, Lia de Luca, Giovanni Florio e Laura Amato. Quest’ultima ha analizzato dettagliatamente gli intrighi, i complotti e i tradimenti tra i fratelli Rota. Dati che – stando agli storici locali – saranno d’aiuto per capire altre dinamiche finora sconosciute. Denis Visintin del Museo civico di Pisino ha presentato il paesaggio agrario e l’organizzazione produttiva nelle campagne momianesi, sempre nell’Età moderna.
Kristjan Knez, per la Società di studi storici e geografici di Pirano e il Centro Italiano “Carlo Combi” di Capodistria, ha approfondito l’opera di Stefano Rota, definito un “erudito, archivista e studioso di patrie memorie”. A testimonianza del personaggio, erano presenti anche Franco Rota e Nicola Gregoretti, discendenti dei conti Rota.
Presentati documenti inediti
Della stessa università sono giunti anche Eliana Biasiolo, Lia de Luca, Giovanni Florio e Laura Amato. Quest’ultima ha analizzato dettagliatamente gli intrighi, i complotti e i tradimenti tra i fratelli Rota. Dati che – stando agli storici locali – saranno d’aiuto per capire altre dinamiche finora sconosciute. Denis Visintin del Museo civico di Pisino ha presentato il paesaggio agrario e l’organizzazione produttiva nelle campagne momianesi, sempre nell’Età moderna.
Kristjan Knez, per la Società di studi storici e geografici di Pirano e il Centro Italiano “Carlo Combi” di Capodistria, ha approfondito l’opera di Stefano Rota, definito un “erudito, archivista e studioso di patrie memorie”. A testimonianza del personaggio, erano presenti anche Franco Rota e Nicola Gregoretti, discendenti dei conti Rota.
Di carattere più statistico è stato invece l’intervento di Walter Baldas
della Scuola media superiore di Parenzo, che ha tracciato il quadro
demografico di Momiano e del suo circondario tra passato e presente. Tra
gli altri era presente anche Tajana Ujčić, dell’Agenzia culturale
istriana di Pola.
Secondo lo storico e docente presso la SMSI “Leonardo Da Vinci” di Buie Gaetano Benčić, che ha parlato della Chiesa parrocchiale di San Martino, il Convegno ha dato l’effetto voluto, perché sono arrivati degli stimoli nuovi, fonti nuove che serviranno per interpretare il corso della Storia, dell’antropologia locale”. “Abbiamo una notevole mole di documenti inediti – ha detto il prof. Benčić – che sono arrivati per la maggior parte dall’Archivio di Stato di Venezia, con un gruppo di ricerca guidato dal prof. Povolo”.
L’Università Popolare Aperta di Buie, organizzatore dell’evento, si è avvalsa della collaborazione della locale Comunità degli Italiani e del patrocinio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha goduto del sostegno della Regione Istriana, della Regione Veneto e del Comune di Buie. Hanno collaborato pure l’Associazione dei produttori del moscato di Momiano “Vino Momilianum” e l’Ente per il turismo buiese. Le operazioni logistiche sono state curate dell’azienda municipalizzata “Civitas Bullearum” di Buie.
Secondo lo storico e docente presso la SMSI “Leonardo Da Vinci” di Buie Gaetano Benčić, che ha parlato della Chiesa parrocchiale di San Martino, il Convegno ha dato l’effetto voluto, perché sono arrivati degli stimoli nuovi, fonti nuove che serviranno per interpretare il corso della Storia, dell’antropologia locale”. “Abbiamo una notevole mole di documenti inediti – ha detto il prof. Benčić – che sono arrivati per la maggior parte dall’Archivio di Stato di Venezia, con un gruppo di ricerca guidato dal prof. Povolo”.
L’Università Popolare Aperta di Buie, organizzatore dell’evento, si è avvalsa della collaborazione della locale Comunità degli Italiani e del patrocinio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha goduto del sostegno della Regione Istriana, della Regione Veneto e del Comune di Buie. Hanno collaborato pure l’Associazione dei produttori del moscato di Momiano “Vino Momilianum” e l’Ente per il turismo buiese. Le operazioni logistiche sono state curate dell’azienda municipalizzata “Civitas Bullearum” di Buie.
Daniele Kovačić
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